GLI ULTIMI SVILUPPI DELLA TELEPATOLOGIA

( Network Associati )

GLI ULTIMI SVILUPPI DELLA TELEPATOLOGIA

Con Massimo Donnini, ceo di Visia Lab, società hi-tech aretina che progetta, ingegnerizza e produce soluzioni hardware e software per la diagnostica clinica, il punto sulle integrazioni tra Industria 4.0, ricerca e pratica medica

Medicina value based e data driven, smart digital pathology e telepatologia sono gli orizzonti più attuali in cui naviga la ricerca e la clinica per migliorare gli esiti di salute dei pazienti. Non il futuro prossimo ma il presente di una ricerca e una pratica medica che corrono sui binari, sempre più accelerati, dell’integrazione con l’automazione, la digitalizzazione dei processi, oltre che dei prodotti. Così anche la medicina diventa 4.0. E non solo oltre Oceano. Le tecnologie 4.0, che abilitano l’automazione dei processi e la digitalizzazione, si integrano con processi produttivi e organizzativi aziendali interni che non sono nuovi sul mercato italiano, dove già si parla da tempo di sanità 4.0″. A dirlo è Massimo Donnini, ceo di Visia Lab, società hi-tech a capitale privato italiano che progetta, ingegnerizza e produce soluzioni hardware e software per la diagnostica clinica. L’Italia è uno dei Paesi meglio dotati al mondo per ciò che riguarda il sistema sanitario. La telepatologia – continua – non fa eccezione: molti sono gli autori nazionali che pubblicano su riviste ad elevato impact factor, segno della qualità del nostro Paese, di chi vi lavora e delle competenze sviluppate. Spesso sfruttiamo competenze che nascono in Italia per esportarle all’estero; questo non sarebbe possibile se il nostro paese non fosse all’avanguardia. Sicuramente gli elementi abilitanti per lo sviluppo dell’innovazione digitale del sistema sanitario italiano, tra i quali la medicina value based e data driven, quali modelli che generano informazioni per migliorare gli esiti di salute dei pazienti, beneficiano dell’impatto derivante dall’Industria 4.0. Nel nostro Paese sono già presenti anche i concetti di smart digital pathology, dove partendo da immagini digitalizzate dei vetrini prodotti normalmente in anatomia patologica, si arriva all’utilizzo di strumenti post processing nella valutazione delle varie casistiche, tramite algoritmi certificati. Ma in questo campo i Paesi nordeuropei, anglosassoni e nordamericani fanno scuola, grazie a un sistema sanitario e di rimborsi profondamente diverso dal nostro”Visia Lab Srl esporta oltre l’80 per cento degli strumenti prodotti in Valdarno verso mercati internazionali grazie a un approccio orientato all’Original Equipment Manufacturer (Oem). Ogni prodotto, software, componente hardware o sistema completo è interamente progettato, sviluppato, prodotto, validato, certificato. I sistemi aziendali sono certificati Iso 13485 per garantire una gestione coerente della qualità dei dispositivi e dei componenti finiti. In questo quadro, il connubio tra la vocazione aziendale e un approccio a Industria 4.0 che riesca ad applicare l’implementazione di Intelligenza artificiale, Internet delle cose e Big data alla diagnostica in vitro, è imprescindibile. E gli esiti sono incoraggianti, soprattutto nel campo della telepatologia.I principali vantaggi della telepatologia” – spiega Donnini – comprendono la possibilità di fare diagnosi e consultazioni più rapide. Le consulenze di telepatologia possono essere fornite tramite subspecialisti, inclusi dermatologi, patologi renali e neuropatologi. L’imaging virtuale consente ai patologi di guardare l’intero vetrino con maggiore chiarezza e quindi fare valutazioni di migliore qualità. L’errore umano è ridotto in modo significativo perché il processo diagnostico è guidato dal software. Con la valutazione a distanza di vetrini, i patologi possono utilizzare diversi livelli di illuminazione, modificare la messa a fuoco e utilizzare l’ingrandimento per valutare un intero vetrino. Gli algoritmi di sostegno alla diagnosi del patologo sono talvolta disponibili in cloud, dove le immagini di preparati digitalizzati standard (sezioni con colorazioni morfologiche) vengono elaborate da software che arrivano al suggerimento diagnostico. Ovviamente, data la grande complessità dei processi di imaging, il patologo valida sempre il risultato prodotto da un software, ma sicuramente le recenti tecnologie sono e saranno di grande aiuto diagnostico.
Le soluzioni di Visia Lab, ad esempio, permettono la navigazione fluida delle immagini o direttamente del preparato, senza che l’osservatore percepisca dei lag time”. Il patologo clinico ha a disposizione una vasta scelta di soluzioni strumentali per la diagnostica in vitro. La robotica e
l’information technology hanno stravolto l’offerta nel corso degli ultimi venti anni, portando i moderni laboratori ad essere una sorta di hub di servizi altamente robotizzati, in grado di diminuire i tempi di risposta e migliorare la consistenza del referto. Tra i vari ambiti
in cui la telepatologia si sta facendo strada ci sono i trapianti, dove spesso è necessario un teleconsulto sulla lettura di un vetrino istologico preparato da sezione criostatata in tempi brevissimi. “Per questa applicazione – sottolinea Donnini – Visia Lab produce uno scanner di vetrini in campo chiaro, presto presente in sistemi di hub ospedalieri anche italiani, in cui il patologo esperto supporta real time i colleghi dei piccoli
centri con minore esperienza. Ma più in generale, la tecnologia ha permesso un miglioramento di quelle che sono le cosiddette performance analitiche, a vantaggio di outcomes migliori, maggior salute e sicurezza nelle cure derivanti da una sanità che opera secondo il paradigma della medicina predittiva, personalizzata, preventiva e partecipativa. Visia Lab detiene dei brevetti per la digitalizzazione di preparati immunofluorescenti; questa competenza ha permesso di commercializzare già nei primi anni dello scorso decennio, un dispositivo che gradatamente permetterà al personale laureato di laboratorio l’abbandono dell’uso del microscopio classico per i dosaggi immunometrici”.
Se già la telemedicina correva forte in epoca pre Covid, è facile intuire come la pandemia stia accelerando il processo, catalizzando ulteriormente le trasformazioni in atto. Ad avere un grande impulso, in pandemia e nel post pandemia, sono stati certamente i sistemi point-of-care, ovvero le analisi mediche svolte in prossimità del sito di cura e assistenza del paziente. Ma, più in generale, questo periodo è stato per molte aziende, e Visia Lab non fa eccezione, l’occasione per sviluppare progetti, ricerche e prodotti. “Pur non sviluppando al momento
tecnologie Covid – conclude il ceo dell’azienda aretina – siamo impegnati da anni nel design e produzione di strumenti per i dosaggi anticorpali. Per il prossimo futuro abbiamo in cantiere un progetto nell’ambito della teranostica (terapia guidata dalla diagnostica per
immagini) quale paradigma di medicina personalizzata e di precisione che si avvale dell’analisi diagnostica non invasiva per ottenere i migliori risultati nel trattamento di certe patologie. Il nostro focus principale rimane l’imaging ottico che ci consente l’acquisizione continua
di eventi non ripetitivi in tempo reale a una velocità di scansione lineare elevata, senza perdita ottica, quale fattore critico che influenza la qualità dell’immagine, nello spettro visibile richiesto in molte delle nostre applicazioni.

Ai link che seguono, l’articolo pubblicato su l’allegato “Osservatorio Medico Scientifico” di Il Giornale: All 1 e All 2