DOVE VA L’ECONOMIA ITALIANA E GLI SCENARI DI POLITICA ECONOMICA

( Studi e Ricerche )

DOVE VA L’ECONOMIA ITALIANA E GLI SCENARI DI POLITICA ECONOMICA

Il Rapporto Centro Studi Confindustria del 3 ottobre 2018

Si assottiglia la crescita dell’Italia. Il Centro Studi Confindustria stima una crescita del PIL italiano in rallentamento all’1,1 per cento nel 2018 e allo 0,9 nel 2019, rispetto all’1,6 registrato nel 2017.

Si conferma un indebolimento delle condizioni per la crescita, interne ed esterne: incertezza legata alla politica commerciale americana, turbolenza su alcuni importanti paesi emergenti e di sbocco per l’export italiano come Turchia e Argentina, rallentamento della crescita in diverse economie europee, progressivo aumento dei tassi di interesse come conseguenza della fine del programma di acquisto straordinario da parte della Banca Centrale Europea, aumento del rendimento sovrano in Italia e generalizzato clima di sfiducia di imprese e famiglie.

Questi i fattori che, oggi, stanno influenzando la performance dell’economia italiana.

Ci sono poi fattori che non si sono ancora materializzati e che potrebbero prendere molte direzioni diverse.

Tra i fattori esterni ad oggi non prevedibili vanno sottolineati:

  •  la sostenibilità dell’espansione dell’economia americana, che dura ormai da 9 anni, una delle fasi di crescita più prolungate della storia;
  •  i risultati delle elezioni in Baviera a metà ottobre, che potrebbero rafforzare, o alternativamente indebolire, la Cancelliera Merkel;
  • le elezioni di mid-term americane a novembre, che potrebbero determinare un cambio di maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, riducendo l’impatto delle proposte dell’amministrazione Trump;
  • le elezioni del Parlamento Europeo nella primavera del 2019, che definiranno il quadro entro il quale si muoverà l’Europa nel prossimo quinquennio in termini di integrazione del mercato unico.

Ci sono poi fattori interni rilevanti:

  • la fiducia che i mercati riporranno nella manovra economica del Governo, in termini di capacità di rifinanziare l’ingente debito pubblico in scadenza (197 miliardi nel solo 2019); le prime reazioni sono state negative e preoccupano, in quanto si chiede invece ai mercati un maggiore coinvolgimento nel realizzare il programma di Governo. Maggiore deficit significa maggiori risorse da chiedere a prestito;
  • la capacità di incidere sui nodi irrisolti della nostra economia, su tutti la semplificazione del rapporto con il settore pubblico e la sua efficienza, l’aumento della produttività delle imprese di minore dimensione, la dotazione infrastrutturale;
  • la sostenibilità del contratto di Governo, nelle sue componenti più onerose per la finanza pubblica (flat tax, reddito di cittadinanza, controriforma delle pensioni), soprattutto nel medio periodo quando se ne vedranno più compiutamente gli effetti.

Ecco perché quello che rileva non è tanto prevedere il numero esatto sul tasso di crescita dell’economia italiana nel 2018 e nel 2019, quanto evidenziare i molti fattori di rischio – alcuni già evidenti, altri solo ipotizzabili – che portano a rivedere al ribasso le previsioni.

Guardando alle principali componenti del PIL, le esportazioni, che sono state il principale driver della crescita italiana negli ultimi anni, smettono di esserlo nel 2018; rallentano i consumi privati; gli investimenti pubblici ancora sono stagnanti; gli investimenti privati tengono per quest’anno, ma rallentano il prossimo.

In allegato il documento completo pubblicato dal Centro Studi Confindustria il 3 ottobre 2018.


Allegato

Rif.

Luisa Angioloni – Tel. 0575399442 – e-mail: l.angioloni@confindustriatoscanasud.it